Temporary exhibits


Impressioni – Diego Buono

 

Quando ho iniziato a scattare fotografie di paesaggi il mio principale intento era riprodurre nel modo migliore possibile lo scenario che mi si presentava davanti agli occhi;
con il passare del tempo mi sono reso conto che molte foto, per quanto fossero state realizzate dopo un’accorta scelta delle condizioni più propizie e con grande attenzione alla tecnica e alla composizione, erano ancora troppo sbilanciate verso una riproduzione di ciò che era di fronte a me, non esprimevano adeguatamente ciò che era il mio sentire, sia in relazione ai miei stati d’animo sia relativamente a quel momento e a quel luogo.

Ho quindi iniziato a cambiare il mio linguaggio fotografico e conseguentemente il modo di fotografare, cercando di far sì che le mie foto non fossero più, o almeno non solo, semplici rappresentazioni di bei luoghi, ma metafore di esperienze e emozioni; questo allo scopo di non portare più l’osservatore a vedere il soggetto dell’immagine ma a chiedersi che cosa lui veda in quella immagine.

Spesso mi capita di trovarmi in luoghi bellissimi, magari con bellissime atmosfere, ad ammirare le bellezze straordinarie della natura di fronte a me e, tuttavia, ritenere quelle situazioni fotograficamente insoddisfacenti poiché mi rendo conto che se scattassi una fotografia ne risulterebbe un’immagine che altro non sarebbe se non un cliché dalla sola bellezza superficiale. Quella fotografia non direbbe niente di come io stia vedendo quel paesaggio e vivendo quel momento, e tanto meno su me stesso. Per le mie fotografie quindi scelgo spesso di concentrarmi su particolari, scorci, composizioni che non facciano immediatamente individuare il luogo, anche quando si tratti di luoghi noti per i fantastici paesaggi che offrono; sempre più spesso addirittura prediligo scattare in luoghi meno noti, meno battuti, addirittura considerati affatto “belli” in senso stretto.

Certo non è affatto scontato che l’osservatore colga il senso e il significato di alcune delle mie fotografie, in particolare quelle più intime, e introspettive, magari preferisce alcune mie immagini più classiche; all’inizio trovavo difficile accettare che gli osservatori erano molto più colpiti dai classici scatti paesaggistici che dagli scatti più personali e intimi, ma poi ho capito che proprio come per me è stato un percorso e non un passaggio immediato, così è per l’osservatore che potrebbe non comprendere subito tale linguaggio (in fin dei conti “fotografia” significa proprio questo: scrivere con la luce). Ma proprio come si può apprendere una nuova lingua parlata/scritta si può tentare di comprendere un nuovo linguaggio, quello del fotografo, ancora sconosciuto. Al contrario non è neanche insolito che l’osservatore trovi un significato “suo”, personale, nelle mie fotografie; quando ciò accade è ancora più gratificante perché significa che quella fotografia parla un linguaggio universale, come una canzone o una musica, a cui ognuno di noi ci associa le proprie emozioni.

Molte mie fotografie le ho scattate in giorni molto nuvolosi e piovosi, altre in giornate di pieno sole, sono entrambe situazioni che di solito i fotografi evitano, ma credo che entrambe rappresentino lati della mia personalità: quelle dall’atmosfera più cupa esprimono il mio lato più segreto e meno conosciuto mentre le altre riflettono il lato di me più facilmente visibile.



Biografia Artista – Diego Buono

Diego Buono si avvicina alla fotografia fin da bambino seguendo le orme del padre fotografo, da questo trae i primi rudimenti per poi, crescendo, affinare la tecnica con passione e sperimentazione; il suo approccio è fin dagli inizi dettato dalla ricerca dell’immagine incontaminata, pura, inalterata e inalterabile: per questo resta fedele nel tempo alla pellicola, perché capace di restituire la verità delle cose senza ritocchi o manipolazioni.

La ricerca dell’incontaminato lo interessa anche nella scelta dei suoi soggetti, che diventano “visioni” della natura nella sua bellezza più autentica, “ritagli” di un mondo originario che placidamente vive e solitamente si nasconde dall’occhio di un comune osservatore; viaggia in tutti i continenti alla ricerca dei suoi soggetti senza tuttavia disdegnare i paesaggi italiani.

Le sue foto sono caratterizzate da forti grafismi e da un approccio minimalista nella scelta dei soggetti; anche la scelta del formato è finalizzata all’accentuazione di tali aspetti e il formato, spesso quadrato, viene quindi di volta in volta scelto al fine di valorizzarli.

Le sue immagini bianco & nero, sempre da pellicole di formato 6x6cm, vengono stampate in camera oscura secondo le tecniche tradizionali.

Le sue foto sono state più volte pubblicate nell’Hasselbad Bulletin, la pubblicazione mensile on-line del prestigioso produttore di fotocamere.